L’intervista: da Bologna il ritmo travolgente dei Fake Jam

La prima volta che li ho ascoltati è stato come essersi immersi in una vasca piena di energia pura, quella del più bel funky jazz anni ’70, eppure loro 7 sono una band di giovani. Ci siamo incontrati lo scorso anno in occasione della presentazione di quello che era il loro ultimo album “Downtown”.

Anche in questo caso si può quasi parlare di concept album, perchè ogni pezzo è legato ad un filo comune, un viaggio in una sorta di città ideale.

I Fake Jam si formano il 16 ottobre del 2017 provenendo da percorsi diversi, come Mattia Elmi, il portavoce della band in occasione dell’intervista

Il primo singolo e il primo video sono già stati indicatori di ciò che la band bolognese avrebbe regalato al pubblico

E’ inutile ripetere la drammaticità in cui ci stiamo muovendo e lo spettacolo di certo è tra i comparti più sofferti, locali chiusi, concerti vietati, i live un miraggio. A Mattia infatti ho chiesto come sarà riprendere, è speriamo quanto prima, ad esibirsi davanti ad un pubblico in presenza

La curiosità è femmina, e il loro nome Fake Jam, in un tempo in cui il termine “fake – falso” è utilizzatissimo sicuramente merita una spiegazione

Musica energica la loro, enewrgetica, frizzante, coinvolgente, ma allo stesso tempo non priva di contenuti nei testi firmati dal gruppo. E con Mattia infine il discorso non poteva non prevedere una riflessione sulla musica, sul come la si utilizza, le differenze con l’estero

Le ultime news che mi hanno raggiunta proprio dalla band è che presto potrebbe vedere la liuce un nuovo prodotto discografico. “E’ stato un anno difficile – mi hanno detto – ma siamo al lavoro sulle novità