L’Intervista: I Kuadra “Non ci siamo mai sentiti parte di un territorio musicale”

Il 4 maggio scorso sono usciti con il loro nuovo lavoro, l’EP “Cosa ti è successo live part.1” che, come è intuibile dal titolo, è un capitolo nuovo che nasce dal precedente “Cosa ti è successo”, l’ultimo album della band lombarda, uscito nel corso dell’inverno.

La band si muove in maniera molto … liquida, come si usa dire oggi, attraverso vari ambiti musicali. Ed è per questo motivo che affermano di non essersi mai sentiti parte di un territorio musicale. Di certo fanno parte del mondo underground, che ti travolge, come un uragano, per poi scoprirsi anche rock, oltre che rap. Ma intorno a tutta questa

scarica di adrenalina, c’è l’elettronica, entrata nella vita dei Kuadra di recente.

Quando si dice ‘amare la musica’, credo che appunto significhi poter amare ogni genere musicale, e in ognuno di quelli che il pentagramma ha saputo offrire all’umanità, trovare la propria ‘kuadra’, quella tonalità che ti affascina, che ti imbriglia, che ti elettrizza.

Ecco, ascoltandoli ho provato questa forte attrazione, come forti, d’impatto, sopra le righe sono le loro performance, ma questo è l’underground. Le recensioni su di loro sono ottime e questo va a confermare per l’ennesima volta il valore della musica italiana, quella indipendente in maniera particolare, per la libertà e il vigore con cui si esprime.  

Ed è stato per me un vero piacere intervistarli. Ho esordito con una domanda un po’ polemica, non con la band, si intende

Leggendo qualche recensione confesso che a volte non ho capito nulla di ciò che hanno scritto di voi, al contrario ho avuto la sensazione che fosse uno scriversi addosso da parte del ‘commentatore/commentatrice’, giri di parole poco comprensibili al pubblico di massa. Sbaglio o qualche volta anche voi vi siete detti: “…ma che vuole dire..?”  


Sicuramente ci è capitato di leggere una recensione e constatare che chi l’aveva scritta era fuori strada, un esempio su tutti: nel commentare un nostro vecchio brano dal titolo Crash Test il recensore scrisse che si trattava di una canzone sulle stragi del sabato sera, quando l’abbiamo letto non ci credevamo. Era evidente che le immagini presenti nel testo servissero a descrivere una condizione esistenziale, forse sarebbe stato meglio per lui non cimentarsi in un’analisi approfondita. Poi c’è chi si concentra molto sugli aspetti tecnici, sui suoni, e qui l’uso del linguaggio è tutto. Si possono trovare recensioni complesse per il pubblico ma che centrano l’obiettivo e altre che, come dici tu, girano intorno al nulla. Quando il recensore usa giri di parole inutili le possibilità sono due: o non sa scrivere o non ha ascoltato il disco”

Parliamo subito delle novità, poi riavvolgiamo il nastro. Il 4 maggio scorso è uscito “Cosa ti è successo live part. 1“, un prosieguo, si direbbe del precedente ‘Cosa ti è successo’ uscito nel corso dell’inverno. Si tratta in qualche maniera di un contest? Hanno un filo conduttore?

Desideravamo da molto tempo registrare le nostre canzoni dal vivo, perché per noi è una fase fondamentale, i concerti danno un senso a tutto il lavoro svolto in sala prove e in studio. Quindi abbiamo pubblicato la prima parte di un live che si è svolto in Cooperativa Portalupi a Vigevano alla fine del 2019, presto uscirà la seconda parte”

La vostra musica si gioca, secondo il mio sentire, tra tanti chiari e scuri. A volte sembra aprirsi, senza perdere di energia, a volte ti inghiotte anche con colori, contorni, immagini forti. E’ così? oppure è solo una percezione soggettiva?

Questo è esattamente ciò che per noi deve creare la musica o almeno la nostra. Tra i chiari e gli scuri sono sicuramente questi ultimi a dominare nei nostri dischi, perché è così anche nella realtà che viviamo e raccontiamo

A questo proposito un paio di esempi sono le tracce del bellissimo “Mio Padre”  il cui video è stato trasmesso in anteprima il giorno 19 mar 2020

Per passare al cupo e intenso “Il quarto Reich”

Quanto ha inciso e come, Giulio Ragno Favero nella vostra produzione?

Con Giulio abbiamo subito messo in chiaro una cosa importante, affidargli la produzione artistica per noi significava dargli piena fiducia, gli abbiamo chiesto di non risparmiarsi e non l’ha fatto, anzi, ha messo davvero più di quanto ci aspettassimo, in termini di passione e dedizione. Ha curato il progetto dalle pre-produzioni, era presente anche nella fase di master. Possiamo dire che in questo album ha messo tutto se stesso

Sempre dalla band, ‘Teatro degli Orrori’, arriva la collaborazione con Kole Laca che probabilmente ha dato un imprinting elettronico, sbaglio?

Lo abbiamo contattato quando ci siamo resi conto che Giulio aveva spinto molto sull’elettronica. Ci sarebbe dispiaciuto non riprodurre dal vivo le parti che arricchivano gli arrangiamenti e quindi si è deciso di fare posto sul furgone per il Maestro Kole, si è rivelata ovviamente una saggia scelta”

La band si è formata nel 2005, un po’ di tempo fa, ormai. Siete ben consolidati come formazione. Come scelta musicale invece? C’è stata negli anni una qualche evoluzione, approfondimento, contaminazione, oppure avete preferito marcare stretto il ‘territorio musicale’ prescelto?

Non è stata una scelta musicale a farci unire, ma un’esigenza espressiva. Volevamo suonare, dire la nostra in modo istintivo senza badare troppo all’estetica. Proprio per questo, gli anni passati insieme sono stati spesi ad evolverci, approfondire e contaminare con molta libertà e senza il timore di oltrepassare i limiti di un genere. Non ci siamo mai sentiti parte di un territorio musicale

Divertente il titolo del vostro primo lavoro ‘Tutto Kuadra’ uscito nel 2007. Quel tempo e quella produzione cosa vi fanno venire in mente?

Sicuramente ci fa sorridere, è un EP pieno di ingenuità, di leggerezze. Non avevamo la consapevolezza di ciò che stavamo facendo. Possiamo dire con molta ironia che non tutto kuadrava alla perfezione

A quale album siete più affezionati, dei 6 pubblicati?

Cosa ti è successo” per noi è Il Disco, quello che avremmo voluto fare almeno una volta nella vita. Si percepisce la nostra maturità, niente è lasciato al caso. Siamo riusciti grazie a Giulio a portare l’energia che trasmettiamo dal vivo anche sul disco e questo è un grande risultato per noi

Voi siete originari di Vigevano, nel pavese, un territorio ben coinvolto dalla pandemia da Covid 19. Come sono stati questi mesi? Quali sensazioni avete provato? La vostra creatività ha prodotto qualcosa?

Non è stato piacevole vedere la lista dei nomi sull’Informatore Vigevanese delle persone che erano state colpite e non ce l’hanno fatta. All’inizio abbiamo visto la città fermarsi, ci siamo chiusi in casa per tutto il giorno, abbiamo sentito parlare solo di coronavirus in qualunque trasmissione, anche negli spot pubblicitari, è stato alienante. Dopo qualche settimana ci siamo ripresi e abbiamo pensato di pubblicare una versione personale di Bella Ciao, con un video ispirato alla situazione che stavamo vivendo, all’autoisolamento


Parlatemi un po’ di voi? Sia come band che come ‘soggetti’ identificati. Prima di unirvi nella band, da quali percorsi arrivavate?

Quando abbiamo formato la band eravamo dei ragazzini, non è che avessimo un lungo percorso alle spalle. Zavo suonava insieme a Kim(bassista) e Pise(batterista), cercavano un cantante. Io in quel periodo facevo rap ma mi piaceva l’idea di scrivere e cantare per una band e quindi mi sono unito a loro. Abbiamo pubblicato il primo EP e cominciato ad esibirci dal vivo. Van, fratello di Kim, studiava batteria e suonava in una band della nostra città, si è unito a noi quando avevamo bisogno di un nuovo batterista, ci ha dato una grande spinta e abbiamo cominciato a fare sul serio. Dopo i primi due album Kim ha deciso di partire per Londra e abbiamo coinvolto Simone che suonava il basso nei Pajarritos e nei Babel. Da allora andiamo dritti come treni”



Qual è il difetto maggiore oggi del mondo della musica?
“Il capitalismo ovviamente”

Vi siete mai scontrati con il business discografico? “La nostra è in tutto e per tutto un’autoproduzione. Finanziamo noi la registrazione il mix, il master e la stampa del disco, lo promuoviamo, fissiamo i concerti, vendiamo dischi e magliette per recuperare ciò che abbiamo speso e reinvestire tutto in un nuovo lavoro. Collaboriamo con Maninalto! e Conza Press, senza il loro supporto non potremmo ottenere certi risultati, ma siamo molto distanti dal business delle case discografiche

Essere musicisti indipendenti cosa significa per voi?
In primis assumersi la responsabilità della riuscita o del fallimento di un progetto. Se curi una produzione dall’inizio alla fine e qualcosa non funziona sai dove puntare il dito. Gli errori sono inevitabili e importantissimi perché ti aiutano a capire cosa escludere e cosa evitare la prossima volta. Essere musicisti indipendenti è faticoso ma sicuramente soddisfacente

Avete artisti di riferimento?
Nine Inch Nails, Tool, A Perfect Circle, Puscifer, Cult Of Luna sono i punti di riferimento indiscutibili per tutti noi, proprio per le sonorità cupe e aggressive”

Un palco che vorreste calcare?
Quello del Magnolia a Milano è sicuramente uno di quei palchi su cui band come la nostra sognano di salire prima o poi”

Ora che l’ultimo vostro lavoro è uscito che state facendo? Polleggiate o siete già in pista?

In questo momento stiamo cercando di capire quante delle date che avevamo fissato saranno annullate e quante si possono rimandare a quest’inverno. Il nostro batterista è bloccato in Vietnam dall’inizio della pandemia, aspettiamo il suo ritorno per rimetterci a suonare in sala. Cominciamo a vedere una luce in fondo al tunnel

…questa è libera..
Un saluto dai Kuadra a Musica Ribelle e a tutti coloro che amano e supportano la musica indipendente”