L’Intervista: il bianco e il nero di Rituàl, la cantautrice cosentina al suo debutto discografico

Rituàl è il primo progetto musicale in italiano della cantautrice cosentina Giada Tripepi, che dopo un’intensa attività live negli Stati Uniti è tornata in Italia, dove è stata immediatamente notata da  Grazia Di Michele che l’ha inserita nel gruppo- “La Nuova Canzone D’Autrice” a supporto delle cantautrici emergenti. Il 3 settembre scorso è uscito il suo singolo “Anima e Corpo” di cui abbiamo già parlato

Decisamente interessante la sua voce e un brano decisamente interessante in cui ritmi diversi si intrecciano, senza però che l’artista perso il suo senso unico. E abbiamo deciso di conoscerla meglio

Nonostante esperienze formative importanti sei un’artista tutta da scoprire. Come ti sei sentita prima di questo debutto ufficiale?

Sto bene. Sono contentaper quello che ho realizzato finora, anche perché, escludendo le produzioni, faccio tutto da me.

Si parla di progetto solista. Hai fatto parte di gruppi in passato?

No, ho sempre lavorati in progetti da solista.

Un bel video accompagna il singolo “Anima e Colpa”, intenso, emotivo, grazie anche alla tua fisicità, a tratti spigolosa, a tratti fortemente fisica. Viso scevro da ogni artificio che avrebbe offuscato la profondità dei lineamenti. Ti trovi in questa mia personale immagine?

Ti ringrazio, è una descrizione molto bella. La scelta di essere quasi del tutto struccata è stata molto naturale, di solito porto poco trucco.

Sei un ricco esempio di cantautorato femminile italiano, tanto è vero che a notarti anche Grazia Di Michele che ti ha inserito nel gruppo-progetto ‘La nuova canzone d’Autrice”. Com’è stato? l’incontro con la Di Michele e come hai vissuto il progetto

Grazie ancora per le belle parole. Ho inviato il mio materiale a Grazia,e lei dopoqualche giorno mi ha telefonato dicendomi che le era piaciuto e spiegandomi come funziona il progetto.Sono stata molto felice di entrare a far parte di questo gruppo.Èbello ricevere apprezzamenti da chi fa questo mestiere da tanti anni ed è anche confortante sapere di poter contare su altre donne che fanno musica:ti fa sentire meno sola in un settore in cui le donne sono sotto rappresentate.

Oggi quali sono i temi più sensibili che sollecitano creatività in una cantautrice, in te per esempio? Quali pensieri una donna oggi vuole sentir trattare? Sono sempre l’amore, le relazioni, il fulcro?

Dante diceva “amor che move il mondo e l’altre stelle”. È normale che si canti tanto di amore e relazioni, sono al centro delle vitedi tutti,di conseguenzaè normale parlarne.

Dal canto mio sono svariati i temi che mi appassionano:il rapporto con la morte, la salute mentale, i temi di attualitàma traggo ispirazione anche dalla saggistica e dalla letteratura. Ho scritto sul sud Italia, ad esempio,facendo accenno anche a come opera certa politica.

Quanto alla seconda domanda, credo sarebbe un po’ azzardato generalizzare e dirti ciò di cui tutte le donne vorrebbero sentir parlare, e non posso parlare neanche per conto delle donne che appartengono alleminoranze. Posso dirti solo quello che vorrei io.Credo che siadoveroso continuare a portare avanti il discorso sulla parità di genere e sulla parità di trattamento retributivo.Bisogna continuare a parlare del corpo e bisogna continuare a parlare di consenso. Che ognuno faccia quello che vuole sempre, purché lo voglia davvero e non sia costretto.

Personalmente, quella verso cui mi piacerebbe protendere è una mentalità avversa alle etichettature ad ogni costo.

Come società facciamo infatti ancora una grande fatica a non dare appellativi, a non definire “poco di buono” una donna solo perché in un mese ha cambiato partner tre volte o perché magari ha pubblicato delle foto sensuali.

Bisogna continuare a confrontarsi su questi retaggi culturali di matrice patriarcale affinché possiamo migliorare come società e fondamentalmente (e qui torniamo a Dante) ad amarci e rispettarci tra esseri umani.

Come è nata “Anima e Colpa?”

“Anima e Colpa” è nata durante il lockdowndel 2020, quando ancora mi trovavo negli Stati Uniti. È stato il primo brano che ho scritto dopo un lungo silenzio, e viene fuori dal senso di rinascitae di liberazione che ho provato dopo aver risolto un conflitto, dopo aver finalmente imparato a lasciare andare.

Perché Rituàl? Domanda scontatissima

Volevo un nome che fosse evocativo del tipo di musica che scrivo. Quando ho iniziato a pensare a un nome adatto, il nome “rituale” ricorrevain varie combinazioni.Poi è diventato semplicemente “Rituàl, anche dietro suggerimento di Mattia (in arte L’Avvocato dei Santi”, il produttore di “Anima e Colpa).

Ci racconti della tua esperienza all’estero? Cosa ti ha trasmesso/insegnato? Emozioni particolari? 

Suonare negli Stati Uniti è stato molto formativo. Ho avuto modo di conoscere e collaborare con professionisti, persone che hanno lavorato con artisti che hanno fatto la storia della musica. Penso ad esempio aJimSalamone (TeddyPendergrass, Bon Jovi, Grover Washington) o Rena Sinakin(che fra i tanti ha lavorato con Michael Jackson). Per il resto mi sono esibita in ogni tipo di situazione, dal locale dietro l’angolo allo stadio di Philadelphia con oltre 40.000 persone. Sono grata per ogni singolo evento a cui ho partecipato.

Unaltrocapitolo interessante, che ora è definitivamente chiuso, è statoinsegnarein una scuola. Impari a sospendere giudizi dati troppo in fretta e ad allenare l’empatia.Ti confronti con le vite degli altri, quelle di adolescenti e delle loro famiglie,e in alcuni casi vivi da vicino situazioni complesse e drammatiche. È stato emotivamente estenuante, ma al contempo mi ha dato tanto.

Avresti voluto di più di ciò che hai ottenuto all’estero?

Credo di sì, sono una persona ambiziosa, ma per come sono andate le cose so che non sarebbe stato possibile.Sono soddisfatta del mio percorso, sia dei traguardi raggiunti, sia di tutti gli incidenti che inevitabilmente sono capitati e che mi hanno portato dove sono adesso.

Perché il ritorno a casa?

Perché non volevo assimilarmi allo stile di vita americano, al loro sistema di valori.Non fa per me.

Ero anche stanca di dover fare viaggi transoceanici dai 2-3 scali dalla durata di 24 ore ogni qual volta volevo tornare da famiglia e amici. Infine, direi che anche il clima di Philadelphia ha influito sulla decisione.

…. progetti nuovi? News?

Nei prossimi mesi continuerò a scrivere, a sperimentare e a lavorare. Chi vuole può restare aggiornato su quello che faccio seguendo i miei profili social.

… questa è libera..

È stata una lunga intervista,perciò vorrei sfruttare questo spazio semplicemente per dire grazie a chi ha letto fin qui e a voi per avermi ospitato.

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