L’Intervista: MARIA DEVIGILI….. Da Trento a Bologna agli Stati Uniti, un viaggio tutto musicale

Ecco come Maria Devigili si è presentata sui social

Piccola premessa. Sono una cantautrice che vive tra l’Italia e gli Stati Uniti. Quest’ ultimo anno ho vissuto soprattutto a Las Vegas e ho deciso di fare una serie di video dove suono le mie canzoni in chiave acustica proprio qui a Vegas.

Il mio primo video delle “Las Vegas Sessions” è la performance acustica de “La Trasformazione”, una canzone che da’ il titolo al mio secondo album e a cui sono particolarmente legata

Ci siamo conosciute nel 2015 in occasione dell’uscita del suo secondo album “La Trasformazione”, dodici tracce e un titolo emblematico per sottolineare non solo un percorso professionale, ma una trasformazione anche personale.

La sua etichetta discografica mi segnalava anche che Maria Devigili, dalla voce cristallina e raffinata, che gioca con le note e lo spartito, era stata selezionata per aprire il concerto del Primo Maggio organizzato da Eugenio Finardi. E nel 2018 ci siamo ritrovate per parlare della sua ultima creatura, “Tempo Fugit” pubblicato il 15 febbraio

Come ho ricordato nel titolo Maria Devigili vive oggi a Bologna dove si è trasferita lasciando la sua città, Trento. A questo proposito le ho rifatto la domanda, perché Bologna e non un’altra città?           Sono molto legata a Bologna e la consiglio a chi vuole fare arte ma anche a chi in generale vuole vivere in una città’ importante e a misura di essere umano” 

Bologna sa ancora regalarti ispirazioni o mezzi?     “A Bologna mi sento come a casa anche perché’ molti artisti vivono in questa città’. E’ una città’ nello stesso tempo aperta, moderna ma anche casereccia e rilassata. MI piace molto questo aspetto, molte città’ nordiche sono tutt’altro che rilassate…”

Dall’uscita di “La Trasformazione” a quella di ‘Tempus Fugit’ sono passati all’incirca tre anni. Cosa è accaduto in quel tempo?     “In 3 anni sono accadute moltissime cose. Ho cambiato molte case e ho anche lasciato Bologna. Sono stata a vivere sull’Appennino Tosco Emiliano, a Frassineta, vicino al Passo della Raticosa. Poi sono ritornata a Bologna. Poi sono andata in America. Molti viaggi insomma”

Proprio a proposito di viaggi (e il titolo di quello che ad oggi rimane il tuo ultimo album ‘Tempus fugit’ forse non è a caso) i tuoi post sui social ti rappresentano sempre in viaggio e all’estero, particolarmente a zonzo attraverso gli Stati Uniti. E’ vero?  “Certo, tutto vero”

Quali sono i parametri che ti fanno scegliere un tragitto o una meta piuttosto che un’altra?     Nel caso dell’America, parametri sentimentali dato che il mio compagno è americano”

Com’è il pubblico all’estero? “In realtà ho suonato poche volte in USA per via delle politiche sull’immigrazione vigenti (non è possibile suonare nei locali  se non con un visto di lavoro specifico ), ma per quello che ho potuto vedere, sia ai miei concerti che a quelli degli altri, il pubblico è molto caloroso e curioso verso la musica. In Italia ho suonato moltissimo e quindi ho trovato situazioni molto diverse tra loro, pubblici freddi, ma anche caldi. In generale penso che non è tanto questione di pubblico ma di attitudine comportamentale diversa. In America c’è una sorta di empatia maggiore a partire dal linguaggio. Esempio: Al supermercato la cassiera ti chiede “Come è stata la tua giornata oggi” oppure “Spero che tu abbia trovato cio’ che cercavi”. Se tu hai fretta puoi rispondere in modo sintetico e dire “I’m fine, thanks” ma è piuttosto comune rispondere alla cassiera “E  tu, come va? Come è stata la tua giornata?” In questo modo può partire una vera e propria conversazione. E’ normale che le persone sconosciute si fermino a parlare con te, giusto per dirti, mi piace la tua giacca, mi piacciono i tuoi capelli, mi piace la tua borsa, etc. C’è questa attitudine positiva nell’ esprimere il complimento anche allo sconosciuto che di solito noi non abbiamo. Quindi, è chiaro che il pubblico è anche più caloroso, le persone mostrano più affetto e interesse in generale. All’inizio pensavo fosse un atteggiamento ipocrita, ma mi sono ricreduta.

 Di fatto le persone si fanno in quattro per aiutarti e comunque ricevere sorrisi e buone parole ogni giorno, non fa poi così male . Dopo anni che faccio avanti indietro, quando torno in Italia,  ho bisogno di qualche giorno per rifarmi gli anti-corpi contro la maleducazione e l’indisponenza che nel nostro Paese è pressoché abitudine

Ancora è la sensazione del movimento che mi fa percepire un legame tra i tuoi due ultimi album, già citati. Sembra si ‘seguano’…da ‘La trasformazione’ a ‘Tempo Fugit’…c’è una correlazione di pensiero?       “Esattamente pochi mesi dopo l’uscita de “La Trasformazione” ho dovuto traslocare dalla vecchia casa a Bologna dove mi trovavo. E da li’ piano piano sono seguite delle importanti trasformazioni. “Tempus Fugit” parla del Tempo nelle sue varie declinazioni, in particolare modo dell’arte dell’attesa e della virtu’ della pazienza. Be’ e’ proprio quello che ho esercitato con questo ultimo album. 

Ho dovuto attendere diversi responsi e così sono trascorsi i mesi e poi anni. Non scherzo. A dicembre 2015 quasi tutte le canzoni di ‘Tempus Fugit’ erano complete. C’era la possibilità’ di una produzione importante, anzi di un paio di produzioni. Ma le cose non sono andate a buon fine. Ho comunque deciso di andare in studio e di registrare il disco nell’agosto del 2016. ‘Tempus Fugit’ e’ nel cassetto da quasi 2 anni. Diciamo che di pazienza ce ne e’ voluta

Hai prodotto delle novità in questo anno?

“Si’ ho fatto nuove canzoni che sono confluite in altri progetti di collaborazioni. A fine 2019 ho ripreso in mano un progetto di musica elettronica e in inglese a cui avevo incominciato a lavorare anni fa ma che avevo lasciato in stand-bye”

E di musica? E’ cambiato il tuo sound, lo hai arricchito,….?     “Il cambiamento e’ inevitabile e sintomo di vitalità. Direi che un cambio importante sta nell’uso di batterie digitali in alcuni pezzi, in riff di chitarra molto più’ definiti e in un certo senso scanzonati. La voce e’ sicuramente in primo piano forse come non mai. E devo ringraziare tantissimo Luca Matteucci. Ha fatto un lavoro straordinario.  Non a caso e’ l’ingegnere del suono di Bocelli. Credo che Luca abbia l’orecchio assoluto. Mi ha fatto ripetere parti che mi pareva di aver fatto bene solo perché’ diceva che non erano perfette”

Lo stile vocale naturalmente, essendo la tua caratteristica, non è cambiato…esercizi di stile, sembra che ti piaccia giocare con la voce     “Se per giocare intendi suonare (to play)  allora si’ posso dire che gioco la voce!    La voce e’ uno strumento che va suonato e che si integra con il testo e con la composizione. Uso la voce esattamente come userei la chitarra o il pianoforte.  Non amo gli esercizi di stile, il mostrare che sai fare quella nota o la sai tenere lunga. A che pro? Non mi reputo neppure una cantante. Ma solo una cantautrice che usa i suoi strumenti per comunicare

10 tracce sempre di ‘Tempus Fugit”…a quale sei più affezionata?       

 ” ‘Il Presente’. Canzone super minimale, un po’ folk un po’ medievale. Si potrebbe dire che non c’entra nulla con il resto. Composta forse in mezzora qualche settimana prima di entrare in studio. Sono sempre affezionata all’ultima canzone che ho composto, non so perché”

Chi sono stati i tuoi compagni di viaggio?     Stefano Orzes ha suonato qualche batteria nell’album e Giuvazza (Giovanni Maggiore all’ anagrafe, chitarrista di Eugenio Finardi) ha suonato e curato la produzione di Inconsapevoli, Memorandum, Frequenze Armoniche, Superstiti” 

Il video clip (Memorandum) uscito come apripista dell’album ti ha regalato una bella soddisfazione…ci racconti dei 60 anni dei Grammy Awards? Che esperienza è stata per te?       “Ho avuto la  possibilità di partecipare ai Grammy grazie a un’etichetta di Nashville con cui sono in contatto per il mio progetto in inglese. E’ stata una bella emozione

A quale evento vorresti partecipare?     “Tutta la mia famiglia unita seduta a un tavolo”

Com’è la tua vita da artista indipendente?    “Indipendente o dipendente credo che nessuno ti regali mai nulla. Fare arte come lavoro per me e’ un privilegio e un onore. E’ anche  faticoso, fisicamente e psicologicamente dato che devi sempre chiedere qualcosa, date, produzioni, recensioni etc. Ma credo che la fatica che ha fatto mio padre nell’andare a potare vigne in inverno alle 7 di mattina con 5 figli a casa da sfamare sia maggiore. Insomma, non mi lamento”

Cosa ti ha regalato il 2019 di più entusiasmante?   “Un sacco di cose entusiasmanti. Posso dirti in sintesi tre cose. Un “Girl Power Tour” a inizio 2019 con altre due cantautrici in alcuni club italiani (le cantautrici sono Noe e Crista), la patente (meglio tardi che mai)  e la creazione di una Maria Devigili band!”

Cosa ti rende felice oggi?    “La libertà di essere la persona che voglio essere”

Quali sono i tuoi progetti futuri?Oltre al progetto di fare un po’ di date con la mia band, durante l’anno dovrebbe prendere forma in modo più concreto il sopracitato progetto in inglese, altro nome, altro genere musicale, altra lingua. Sarà una bella sfida”

e questa è aperta!Grazie per avermi ricontattata, per la passione che metti nel tuo lavoro di giornalista perché un mondo senza giornali, senza voci diverse, senza libertà di parola, senza comunicazione se non quella vagliata dal potere, non è un mondo in cui voglio vivere”

E anche questa volta è stato un piacere.