L’intervista: sì, il rock è tornato! The power of THE FOTTUTISSIMI

Non è possibile sbagliarsi, “She’s Not Enough” il nuovo singolo della band marchigiana, uscito a fine luglio, è potente sin dalle prime note, basso, batteria, chitarra elettrica. E poi un vortice vocale che esalta. Finalmente, diciamo noi di Musica Ribelle il blog.

Noi abbiamo già parlato di loro

Ma ascoltarli non ci è bastato, abbiamo voluto conoscerli meglio. Loro sono Mattia Priori al basso, Davide Lucarelli alla chitarra e alla batteria, Leonardo Landi, alias Lello, voce.

Partiamo dalla sollecitazione che avete rimbalzato sul pubblico all’uscita di questo vostro ultimo singolo. Il rock è davvero tornato? Perché il vostro percorso sembra rispondere esattamente a questa domanda. Per voi è tornato o per lo meno è tornato allo stato puro, quello vostro degli esordi. Sbaglio?
 Non sbagli. Cioè, per lo meno per quel che ci riguarda abbiamo rimesso le lancette all’indietro riportandole al momento in cui facevano il tipo di musica che ci piaceva di più. Sul fatto che il rock sia tornato questo invece è tutto da vedere. Diciamo che grazie al fenomeno Maneskin forse i giovani son tornati ad ascoltare qualche chitarra elettrica, il che non è poco, ma questo non è sufficiente per dire che il rock sia tornato.

I primi due album One Day e Bad Grass Guru sono stati costruiti proprio sulle basi del rock internazionale. Come è nata questa scelta da parte vostra?
 Sono due album che abbiamo composto mentre portavamo in giro un repertorio di cover internazionali che di certo ne hanno influenzato il sound.

Tra l’altro il nuovo singolo era già presente nel primo, One day. Lo avete rivisitato per la versione 2021?
 She’s not enough è stato il primo nostro brano registrato di fretta e furia e parte del nostro disco One Day che è stato ascoltato solo da i nostri fan più accaniti. Le copie sono introvabili. Ora è come se avessimo sentito l’esigenza di farlo sentire al mondo mettendogli addosso il miglior vestito per l’occasione. Grazie anche a Davide, nuovo chitarrista della band.


Bellissimo rock puro quello dei vostri esordi, mi sembra che vi abbia divertito esprimervi così, sbaglio?
 Ci ha divertito di brutto. Ci manca. Vogliamo ricominciare da lì.
 
  Poi arrivano Mercoledì Babilonia e lo scorso anno Felici o niente che mettono una marcia diversa rispetto al vostro rock, che mi sembra abbia maggiori connotati italiani, dal sound alla modalità vocale, più cantautorale. Cosa vi ha spinto a intraprendere questo cambio di suono?
 È stato un percorso naturale, forse anche semplicemente il passar degli anni ci ha portato lì. Volevamo mischiare il nostro rock n roll a testi più ragionati. Per noi è stato divertente farlo. In qualche caso peró questo ci ha portato anche fuori dal nostro solco.
 
 Poi ci sorprendete (e per me con gioia) proponendo un singolo grintosissimo, che torna alle vostre radici. Cosa è successo quindi nel frattempo?
 Abbiamo deciso di tornare a fare i The Fottutissimi recuperando quella schiettezza e quella energia che forse negli ultimi anni era stata oggetto di troppi ragionamenti da parte nostra.
 
 C’è una collaborazione che spicca proprio a metà percorso con il produttore Cramer. Come è nata e cosa ha prodotto in voi?
 Ci ha cercato Jason dopo averci sentito su YouTube. È volato in Italia e abbiamo sfornato insieme “Mercoledì Babilonia”. Un disco al quale siamo molto affezionati. Curando con lui anche gli arrangiamenti.
 Nel nostro ultimo EP Jason ha fatto solo il mix dando ai brani un sound internazionale.

Soddisfazioni ve ne ha regalate anche il disco Felice o niente. Qualcosa a che vedere con la pandemia?
 Affrontare la pandemia per una band è molto difficile. Per fortuna che noi non siamo musicisti professionisti altrimenti erano davvero cazzi! Mette a dura prova nervi e tenuta del gruppo. Fortuna che nel mentre abbiamo pubblicato questo EP che è stato per noi il ritorno dopo 7 anni di assenza.
 
 Come è questa estate per voi? Avete ripreso i live?
 No, fino che ai concerti non si potrà saltare e ballare liberamente preferiamo stare in sala prove.
 
 Il nome della band?
 Una presa di coscienza. Tu che leggi non ti senti forse fottusissimo ad essere l’abitante di un pianeta destinato al surriscaldamento globale in cui l’individualismo sfrenato è la costante della nostra società? Diciamo che quando lo abbiamo scelto non era la serata più ottimista della nostra vita. Un nome che ami o odi.
 
 Quando vi siete incontrati da quali percorsi musicali provenivate, avevate già un trascorso in questo senso?
 Ognuno di noi proveniva da esperienza simili. Band giovanili, cover dei Nirvana o di qualche gruppo meta! Lello e Fufi avevano già una band che produceva musica punk originale! Non erano mica male.
 
 Domanda libera: aggiungete quello che desiderate ancora condividere con noi
 Niente, vorremo condividere con voi il desideri di tornare a suonare live, di fare un po’ di casino in giro. Ma ancora c’è da aspettare un po’. Grazie comunque di averci ospitato.