L’Intervista: DAVIDE GIORDANO, dal cinema alla musica, è sempre un successo.

.. e dallo scorso mese un nuovo singolo “Finta di niente”, di cui  abbiamo già pubblicato. Lo incontriamo nuovamente con vero piacere in questo suo percorso artistico trasversale.

Davide Giordano è attore, regista, autore. L’estate scorsa ha pubblicato il suo singolo di debutto “Andiamo via” e a distanza di un anno, replica.

Due punti sono stabili Davide con questi tuoi due primi lavori, la presenza del produttore Francesco Arpino e diciamo così nel suo complesso, il sound. Nota positiva perché sei già riconoscibile. C’è già la tua impronta. E’ così?

«Questa è la seconda canzone con l’arrangiamento di Francesco Arpino. Come in “Andiamo via” anche in “Finta di niente” c’è un sound pop/rock, un bpm allegro-allegretto e un testo apparentemente innocuo. In “Andiamo via” volevo andare al mare a sparare a una stella, in “Finta di niente” un elefante sulla luna prima sta per cadermi in testa poi lo ritrovo dentro la mia camera che beve whisky e canta. Potrebbe essere questa la mia impronta? Dovrei chiederlo a uno psicologo, a uno psichiatra o a un esorcista. Sto scherzando… sinceramente non ci penso. L’unica cosa certa è che queste due canzoni per me hanno un peso».

Il primo singolo è uscito in piena pandemia, nell’agosto scorso, questo “Finta di niente” l’11 giugno scorso. E’ appunto passato quasi un anno, ma la situazione pandemica non ci ha ancora lasciato e i due titoli sembrano rincorrersi. Forse è solo una mia sensazione… 

«…e’ una sensazione corretta, entrambe le canzoni sono state scritte durante questo periodo particolare che non è ancora terminato. I protagonisti di questi due brani  vivono stati emotivi simili ma rispondono in maniera differente: uno vuole fuggire, l’altro vuole restare e provare a ignorare”

Come è nato perciò questo nuovo pezzo? E dove? Viaggiando (anche se limitatamente), a Palermo, la tua città, altrove?

«Le prime versioni del brano risalgono a settembre, a Roma, a casa. Ci sono state, come spesso accade, tante bozze. Le varie demo hanno viaggiato tanto su internet, tra me, Arpino, Alessandro e un gruppo prezioso di amici a cui chiedo continuamente feedback».

Com’è il resoconto di questo primo anno in musica per te Davide, visto che sino ad ora ti sei impegnato tanto, ma in altri ambiti dello spettacolo.

«E’ troppo presto per tirare le somme, voglio continuare a impegnarmi e a fare quello che mi va. Per me il resoconto è utile quando devi pagare l’affitto, le spese veterinarie del cane, l’assicurazione della macchina e delle ore passate davanti al cellulare. Sul piano artistico, buste paga, bonifici e diritti d’autore a parte, mi concedo il lusso di non tirare le somme. Provo a dare il massimo in tutto quello che faccio per non pentirmi di niente. Almeno ci provo»

Mixaggio e masterizzazione sono stati fatti al “The Park Studios” di Londra. Perché lì, cosa ti ha offerto di più?

«Alessandro La Barbera che lavora al “The Park Studios” è uno dei miei più grandi amici dai primi anni del liceo. Quando eravamo adolescenti abbiamo iniziato a suonare in diversi locali di Palermo, a diversi eventi della città come la Festa dell’Unità. Passavamo interi pomeriggi ad ascoltare musica. Ricordi preziosi. Poi le nostre strade si sono divise. Lui si è trasferito a Londra, io a Roma. Io sono diventato un attore e Ale un musicista, un produttore, arrangiatore e mix engineer di alcuni artisti internazionali tra cui Davide Shorty, San Soucis, Retrospective for Love e tanti altri. Ci siamo ritrovati e abbiamo ripreso una felice collaborazione».

“Un ragazzo che cerca di eludere i propri stati emotivi per evadere ancora una volta, attraverso la propria immaginazione, in un sogno lucido che renda la sua guerra interiore più sopportabile e meno inquietante”. E’ così che tu descrivi il pezzo. Quindi per te per sopravvivere è bene astrarsi dalle problematiche e dagli stati d’animo?

«Credo che ci siano dei periodi in cui  tendiamo a schivare i conflitti e altri in cui  siamo pronti ad affrontarli  a costo di qualunque epilogo. Non c’è una risposta univoca, per me. Ci sono giorni in cui sono un po’ più ancorato alla realtà, altri in cui non voglio pensare a niente..” 

Sembra quasi contrario a quello che è il mestiere dell’attore, sempre ad immergersi nelle vite e nei problemi di altri Pensi che sia così?

«Per me recitare è l’occasione di fare altro da sé. Evito qualsiasi implicazione autobiografica perché non mi interessa “ridurre” un personaggio alle mie esperienze. Nella musica invece mi concedo la possibilità di raccontarmi»

A proposito di recitazione, c’è qualche novità in vista, qualche anticipazione?

«Faccio provini su provini. E call-back su call-back. Non posso anticipare nulla perché finché non firmo è meglio essere prudente».

Hai voglia di tornare davanti ad una cinepresa?  

«Immagina una scultura di marmo alta quanto la distanza che separa la Terra dalla Luna e  che mostra i seguenti caratteri “SI!”»

Ti piacerebbe lavorare ad un film sia come attore che come musicista? Sono compatibili i due ‘mestieri’?

«Per come sono fatto io farei un film da regista, attore, sceneggiatore, costumista e scenografo. Ovviamente mettendo su una squadra di talenti stratosferici».

. … Che rapporto hai con i social?

«Equilibrato. Tendo a pubblicare solo i miei lavori e pochissimo, quasi niente, di tutto il resto. Mi piace far parlare i lavori che faccio e che scelgo piuttosto che parlare dei fatti miei».