L’Intervista: Fantascienza, psichedelia e musica cosmica. Un collage firmato ASPIC BOULEVARD

Nella produzione musicale dei due fratelli Barrano, di origine siciliana, come sottolineato nel titolo convivono alcune anime, tutte però consequenziali. Si tratta infatti di elementi di retro-futurismo, fantascienza degli anni ‘60 e ‘70, psichedelia e kosmiche music o kautrock.

E’ su queste basi che prende vita il loro album “Memoru Recall of a Replicant Dream” di cui, noi di Musica Ribelle il blog abbiamo già parlato

E hanno stuzzicato la nostra curiosità, così li abbiamo intervistati

Sto ascoltando il vostro album e mi sento trasportata indietro nel tempo, anni ‘70, massimo ‘80. Le atmosfere rieccheggiano film di fantascienza, ‘Odissea nello spazio’, per esempio o altro film di Kubrick. Addirittura sento note felliniane. È possibile tutto questo?Certamente! Amiamo moltissimo certe sonorità, in particolare quelle anni ’60/‘70, e anche il cinema ha un forte ascendente sulla nostra musica. Tanti compositori, soprattutto italiani, hanno ispirato la nostra creatività: Piero Umiliani, Ennio Morricone, Guido e Maurizio De Angelis, Armando Trovajoli, etc. Tra l’altro, anche se il nostro linguaggio è essenzialmente indirizzato verso una dimensione pop-rock, comporre musica per film è una cosa che ci piacerebbe fare.

Un sound, ma anche un mood, in cui si combinano strumenti e strumentazioni. Voi stessi siete in grado di utilizzarne parecchi. Quali sono i tuoi Marco e i tuoi Alessandro?

Quasi contemporaneamente ho scoperto i sintetizzatori, poi il theremin e successivamente ho iniziato a sperimentare con i circuiti elettronici, e a costruire dispositivi sonori fatti in casa.

Marco: Ho iniziato da bambino con il pianoforte e con l’organo elettronico. Poi ho scelto di dedicarmi alla chitarra, che è divenuta quindi il mio strumento principale. Nel disco mi sono sbizzarrito a suonare – oltre agli strumenti già citati – il basso, il banjitar, svariate tastiere (molte delle quali vintage), e tante altre cose. Ho usato apparecchiature analogiche, ma anche digitali, cercando di trarre il meglio da entrambe le tecnologie. Mi sono occupato anche di tutte le parti cantate. Le voci che sentite nell’album sono mie.

Alessandro: Ho iniziato anch’io con le tastiere. Verso i 15 anni sono passato alla batteria. Nel progetto, mi occupo della parte pulsante, quindi le ritmiche (batterie e percussioni). Ma nell’album, abbiamo deciso di colorire con suoni e rumori atipici. Oggetti di uso domestico sono diventati set di percussioni tribali; pagine di libro, pad per groove funky; scatole di cartone, batterie rock. La rumoristica è un aspetto importante nei nostri arrangiamenti. Questa tipologia di ricerca la ritrovo, in parte, nel lavoro di maestri come Alessandro Alessandroni.

Particolare anche la scelta di utilizzare oggetti comuni per rendere la..musica. Perché vi siete spinti verso questa ‘frontiera?

Perché ci piace esplorare nuovi orizzonti e indagare la natura dei suoni. Non ci accontentiamo di utilizzare solo strumenti “tradizionali” e i preset di fabbrica. È assolutamente più stimolante sperimentare a 360 gradi. E, se l’espressività della composizione lo richiede, può anche essere necessario scardinare le regole, trovare soluzioni e modalità inusuali. Ad esempio, suonare una bicicletta (En plein Air) o una vaporella (AerialSteamHorse). Tutto ciò fa parte del nostro modus operandi, nel creare le nostre personali tavolozze sonore. Un tocco naïf, che dona imprevedibilità e rafforza il lato concettuale delle composizioni.

Da cosa nasce la vostra scelta musicale, il vostro stile musicale che non vorrei definire ‘genere’ perché in effetti non lo è?

La nostra scelta musicale nasce, prima di tutto, da una visione creativa condivisa da entrambi. Per noi è fondamentale cercare di comunicare bellezza e armonia,emozionare, sorprendere o far riflettere. Ci piace spaziare agevolmente tra diversi generi musicali, ma con una certa coerenza di fondo, evitando inutili cliché.

“Memory Recall of a ReplicantDream” è il vostro album di debutto uscito lo scorso anno, ma tutto sembra meno che una prima produzione. Quanta esperienza c’è dietro questa uscita?

Tanti anni di gavetta, sicuramente. Ma anche tanto ascolto, studio, considerando ogni esperienza, motivo di crescita. Come musicisti, nel tempo abbiamo fatto parte di varie formazioni, confrontandoci con diversi repertori, non solo rock. A volte, passando anche da uno strumento a un altro, durante gli spettacoli. Questo ci ha permesso di conoscere più generi musicali, spaziare, misurarci con situazioni e impostazioni diverse; essere quindi versatili dal punto di vista esecutivo, compositivo, etc. Nel nostro album, in pratica, abbiamo messo in campo quello che è il nostro background.

11 tracce più una reprise, ed ognuna con un suo mondo senza perdere ovviamente l’unica anima. Qual è appunto l’anima della vostra musica, cosa non volete perdere?

Amiamo la libertà, la possibilità di esprimerci artisticamente senza preclusioni e preconcetti. Ci piace curare tutto nei minimi dettagli, cercando di sviluppare al meglio le idee. Non ci interessano le mode del momento, nè inseguire a tutti costi i gusti del pubblico. È importante per noi essere sempre al servizio delle composizioni, sintonizzati sulle giuste frequenze, e lavorare con entusiasmo, sincerità e passione. Per noi, l’anima della nostra musica è tutto questo, ed è ciò che non vogliamo perdere.

Ci sono anche note ‘speziate’, orientali che arricchiscono alcuni brani, come il vostro ultimo singolo “Kubernetikòs”. Come nasce questo pezzo?

Kubernetikós nasce molto spontaneamente da una improvvisazione al synth, su cui abbiamo costruito, tassello dopo tassello, tutto l’impianto percussivo folk e vi abbiamo ricamato sopra le varie sfumature orientaleggianti. Amiamo le contaminazioni culturali, la world music, la psichedelia e l’elettronica analogica. Il titolo è ispirato alla tecnologia nel mondo antico.

Per questo brano abbiamo anche realizzato un videoclip, il cui concept è appunto il rapporto tra natura e tecnologia, uomo e macchina: un dualismo rappresentato attraverso l’allegoria di una partita a scacchi. Abbiamo creato le animazioni con la tecnica stop-motion. I soggetti sono delle mini sculture robot, realizzate da Marco, con materiali di recupero. Molti effetti visivi sono stati prodotti in modo artigianale, con luci, sovrapposizioni, etc. Volevamo un video dal sapore retrofuturista, con un’estetica vintage, ma proiettato nell’attualità.

Siete prodotti da una nota etichetta inglese. Questo gemellaggio cosa vi ha offerto e vi offre in quanto a ‘sonorità’, creatività, estrosità, internazionalità?

Siamo molto orgogliosi di far parte del rosterdellaBlow Up. L’etichetta londinese ha una storia di pubblicazioni validissime e di musica ricercata. Per noi è quindi una grande opportunità, e siamo lieti di aver trovato un’atmosfera collaborativa e stimolante. Quando abbiamo proposto il nostro progetto alla Blow Up, è stato accolto con grande interesse.  L’album, praticamente, era già nella sua forma finita. I contenuti creativi sono tutti realizzati da noi, incluse le immagini, i video, etc. Alcuni dettagli, come ad esempio il titolo, “Memory Recall of a ReplicantDream”, li abbiamo scelti insieme a Paul Tunkin. Il mastering è stato effettuato a Londra, da Nick Bennett (Revolution Mastering); il layout grafico dell’album è stato curato da Bruce Brand (ArtholeRetrographics). Uscire per un’etichetta straniera ha proiettato, di fatto, la nostra musica in un contesto di internazionalità. Speriamo quindi di ampliare, sempre di più, il nostro pubblico.

Quali soddisfazioni maggiori?

Fin qui abbiamo riscontrato un’ottima risposta da parte della critica. Tutto questo ci ha sorpreso parecchio e ovviamente ci gratifica, davvero. Cerchiamo di fare il possibile per realizzare della buona musica; il fatto che venga apprezzata non è assolutamente scontato e ci sprona a continuare il nostro percorso.

E cosa si dice di voi nella vostra terra natale?

Qualcuno ci segue con interesse, e ci fa piacere. Ma forse la nostra proposta artistica ha delle caratteristiche che vengono apprezzate maggiormente altrove. Magari, chissà, dopo una circumnavigazione del mondo (incrociamo le dita!), sbarcherà anche nel luogo da dove è partita.

La Sicilia è una terra meravigliosa, ma ricca di contraddizioni

Esattamente. È una terra unica, che vive di forti contrasti; e proprio da questa dinamica, trae la sua forza. In Sicilia, basta guardarsi intorno, per rivivere la storia che l’ha attraversata. 

Com’è ora il vostro presente?

Continuiamo con la promozione dell’album, portiamo avanti la nostra ricerca di sonorità e nuovi strumenti, e stiamo pensando ad un prossimo album. Nel cassetto, abbiamo già molto materiale, su cui poter lavorare.

E com’è invece oggi il mondo della musica in Italia.

In Italia, da un po’ di anni a questa parte, la musica è abbastanza emarginata, poco considerata. Eppure, in Italia, c’è un sottobosco musicale molto interessante, vivace, pregno di contenuti, che però fatica a trovare degli spazi consoni. È comunque tempo di cambiamenti, e gli artisti della nuova era arriveranno.

..questa è libera…

Parallelamente alla cura del sound, cerchiamo di arricchire il progetto anche di una veste visual, che spazia dalla pittura alla scultura; dalla fotografia, ai video. Con lo stesso approccio artigianale, e l’obbiettivo di creare quell’immaginario, da cui l’ascoltatore potrà iniziare il suo viaggio. Vi ringraziamo per averci dato l’opportunità di poter parlare del nostro progetto. E invitiamo tutti ad ascoltare il nostro album di debutto “Memory Recall of a ReplicantDream”.