L’Intervista: Il cuore tra ballad e country dei torinesi THE SPELL OF DUCKS

Abbiamo già dedicato dello spazio a questa interessante band torinese e potrete conoscerla subito cliccando qui

Ad Aprile dello scorso hanno pubblicato il loro nuovo album “Ci Vediamo A Casa” che riscote da subito un grande interesse tanto che la loro “Sailor Man” diventa colonna sonora di un cortometraggio (“Una finestra non è abbastanza”), presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

La formazione nata nel 2015 è composta da 6 musicisti e tra gli strumenti compare anche il banjo, d’altronde trattandosi anche di country, non poteva mancare, Particolarmente interessante anche la loro immagine.

Ecco proprio a proposito della loro formazione, la prima domanda è stata capire come mai avessero scelto di essere una band numerosa, 6 elementi, appunto (anche se spesso vengono ritratti in un numero inferiore)

Non l’abbiamo scelto, l’hanno richiesto le nostre canzoni e le nostre idee di musica. Dal vivo è sicuramente una grande festa, questo forse l’abbiamo scelto noi però!”

Ballate, country, un banjo tra i vostri strumenti. Come sono nate queste combinazioni, queste ‘contaminazioni’, usando un termine di moda qualche anno fa?

Un po’ dovuto anche al fatto che questo genere di musica ci è sempre piaciuto, poi il caso ci ha fatto incontrare il banjo dall’argentina e abbiamo colto la palla al balzo. Ci definiamo, però, una band di musica meticcia, proprio perché non ci sentiamo di appartenere ad un solo genere musicale. Seguiamo molto il nostro istinto”

L’anima della vostra città, Torino, una città in un certo senso misteriosa, sembra non essere entrata nella vostra musica, oppure se c’è, in quale maniera?

C’è per forza, in quanto tutte le nostre canzoni le abbiamo prodotte e registrate a Torino. Credo che i posti che frequentiamo, le persone, gli odori, i colori che osserviamo, inevitabilmente ci influenzino giorno dopo giorno. Non abbiamo mai scritto una canzone su Torino, ma mai dire mai”

Sia che vi esprimiate in inglese che in italiano, il risultato fortunatamente non cambia e non è scontato. Qual è il segreto? A volte l’inglese aiuta soprattutto con sonorità come le vostre, invece rede anche in italiano

“Grazie…io penso che se un’idea è forte lo è in qualsiasi lingua del mondo…adesso però sentiamo l’esigenza di esprimerci nella nostra lingua, arriviamo meglio alle persone e a noi stessi. Poi obiettivamente, vogliamo parlare di quanto sia bella la lingua italiana??! Chi l’ha detto che è meno musicale dell’inglese?”

Cosa è piaciuto della vostra “Some Day” che vi ha permesso di essere stati nominati “Artisti del mese” nel 2017 da MTV Italia?

Forse la spensieratezza, l’atmosfera di estate.. e sicuramente il video che è stato magistralmente diretto da Matteo Teti e Davide Merlo”

E la partecipazione a Italia’s Got Talent?

È un bellissimo ricordo, ci siamo divertiti molto, anche se eravamo soltanto in due. Ricordiamo che fu una giornata lunghissima, arrivammo in teatro alle 9 del mattino e ci esibimmo alle 9 di sera! Ma ne è valsa la pena, è sicuramente una bella vetrina”

Poi altre uscite e nuovi successi come il recente “Sailor Man” scelta come colonna sonora di un cortometraggio presentato lo scorso anno alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Che momento è stato?

Momento incredibile, del tutto inaspettato, ma altrettanto bello. Siamo stati anche alla cerimonia di presentazione del film a Venezia, solo a pensarci ci vengono i brividi. Quando fai musica non pensi mai possano capitare queste cose, a meno che non te lo chiedano apposta, ma se ti capita, la gioia è tripla. Peccato solo aver visto Venezia in quest’anno maledetto”

I vostri prodotti musicali sono “pacchetti” davvero ben realizzati, sembra non ci sia nulla di incompiuto nel senso che sembra siate già ben piantati sul vostro sound e non alla ricerca di nuove strade. Sbaglio?

“Sbagli! No a parte gli scherzi, non vogliamo perdere la nostra identità, ma stiamo ricercando e provando nuovi suoni e stiamo sperimentando tanto. Presto sentirete”

Anche i videoclip sono curatissimi. Lavorate sempre con la stessa squadra?

Finora si, gli stessi di Some Days. Tranne il video di Milde Sorte che è stato interamente pensato e girato da Andrea (il chitarrista) e Camilla, la sua ragazza, durante il primo lockdown. È stato girato interamente con un telefono e tutta la scenografia è stata costruita con materiali riciclati

Cosa vi ispira?

“Un sacco di cose: il vino rosso, la pizza, il vino rosso, i viaggi, il vino rosso, gli Oasis, i Beatles e in quest’ultimo periodo anche i Beirut e i Parcels”

Cosa vi fa discutere?

La scaletta di un concerto. Non siamo mai d’accordo sulla canzone con cui partire, ma alla fine facciamo una volta a testa” 

Quello invece che riesce a tenervi legati?

La voglia di suonare e per fortuna le idee che ad oggi non mancano. Ma credeteci, appena iniziamo a suonare è come se entrassimo in un mondo fantastico dal quale non voler mai tornare indietro” 

Per quanto tempo vi siete autoprodotti?

In realtà l’abbiamo sempre fatto…siamo sempre arrivati in studio con le idee e gli arrangiamenti bene in testa. Per i singoli nuovi invece, con Francesco Priolo (con cui abbiamo sempre lavorato ai dischi), stiamo creando tutto insieme”

Cosa significa oggi essere artisti indipendenti?

“Una risposta precisa non penso ci sia, ma forse ci rimane ancora la possibilità di gestirci i tempi di produzione e di uscite”

Com’è oggi il sistema musicale italiano?

“Come un grande bazar…ce n’è per tutti i gusti. Che può essere un bene e un male, si rischia di perdersi in questo enorme labirinto, ma al tempo stesso se cerchi bene qualcosa di bello c’è”

Da quando vi siete formati nel 2005 è cambiato qualcosa in questo senso?

Sicuramente lo streaming la fa da padrone adesso, ad esempio non ha più senso stampare i cd fisici! Inoltre questa pandemia sta permettendo a tutti di scrivere e fare musica, anche qui è un bene ed un male”

…Questa è libera!

“Sappiate solo che stiamo per fare uscire delle cose molto molto belle. Aspettateci!!”